Gustavo Acevez “lapidarium”

Risultati immagini per gustavo aceves arezzo Nel periodo da 16 giugno al 14 ottobre, la nostra città a cambiato volto, tutti noi abbiamo notato delle imponenti statue collocati nei punti più noti e frequentati: San Francesco, Sala Sant’Ignazio, Sagrato del Duomo, Piazza Vasari, Fortezza Medicea.

Vediamo in mostra oltre 200 opere realizzate in pietra, bronzo, resina, legno e altri materiali, un allestimento che trasfigura l’immagine del centro storico aretino sull’idea del viaggio, della migrazione.

Il 27 settembre il Club non ha mancato l’occasione per avere ospite proprio il protagonista di questo evento Gustavo Aceves, uno dei massimi interpreti dell’arte contemporanea a livello mondiale, un ospite prestigioso che è venuto a parlarci della sua arte grazie all’impegno della nostra Laura Carlini e del Presidente.

Gustavo Aceves originario di Città del Messico ci ha spiegato che attualmente vive e lavora a Pietrasanta in Italia. Ha iniziato come pittore autodidatta e in tempi più recenti si è accostato alla scultura. I suoi dipinti si sono focalizzati sulla figura umana e sono caratterizzati per l’uso di colori forti tipici dei murales messicani. A partire dagli anni ’70 le sue opere sono state esposte in tutto il mondo dalla Biennale di Venezia alla Biennale di Pechino e figurano nelle più importanti collezioni private e permanenti, fra cui il museo della Memoria y Tolerancia di Città del Messico e i Musei Vaticani. Uno degli artisti viventi che vengono battuti alle aste di Christie’s e Sotheby.

Ci ha parlato poi di Lapidarium: dalla parte dei vinti, è una mostra imponente che sta andando in giro per il mondo, Arezzo e solo una tappa di un viaggio itinerante con conclusione a NewYork, una tappa fondamentale del suggestivo progetto in continua evoluzione a cui l’artista lavora dal 2014.

. Risultati immagini per gustavo aceves arezzo Con questo progetto infatti, Aceves, intende ricreare idealmente le peregrinazioni della “Quadriga di San Marco”, opera che l’artista messicano, appena ventenne ebbe modo di ammirare nella sua Città del Messico, restandone folgorato. Erano gli anni ’70 e prima di essere musealizzati, quegli antichissimi cavalli bronzei provenienti da Costantinopoli, percorrevano un ultimo giro attorno al mondo, che avrebbe messo fine alla serie di migrazioni delle quali, sin dal XIII secolo, erano stati protagonisti.

Da lì, per Aceves, l’idea dare vita ad un opera che potesse ripercorrere lo stesso itinerario fatto dalla “Quadriga di San Marco”: il suo Lapidarium propone statue dedicate al cavallo, simbolo che evoca il movimento, lo spostamento.

Come nei classici lapidari museali, dove sono conservati frammenti di opere antiche con cui ricostruire la storia, anche l’opera di Aceves è caratterizzata dal “frammento”, elemento attraverso il quale ciascuno può recuperare le radici della propria storia.

Il viaggio dei cavalli di Aceves è il viaggio dei popoli migranti, una tema di grande attualità, ma che in assoluto caratterizza ciclicamente l’intera storia dell’umanità. I suoi cavalli itineranti sono mutilati, scheletrici, sopravvissuti: una sorta di monumento equestre inverso, dedicato non ai vincitori ma ai vinti, agli antieroi di ieri, di oggi, di sempre.

Non mancano poi i motivi per i quali Lapidarium: dalla parte dei vinti si sposa ad Arezzo, città il cui simbolo araldico è un cavallo e che ai cavalli affida la celebrazione della sua festa più importante: la Giostra del Saracino. Inoltre alla “Quadriga di San Marco” si legano due episodi importanti: nel 1364, fu l’aretino Francesco Petrarca, ospite d’onore ai festeggiamenti per la sottomissione di Candia alla Repubblica di Venezia, a dare annuncio dell’avvenuto trasferimento del gruppo equestre alla corte dei dogi veneziani. Infine la quadriga ha un rimando immediato a Costantino, figura importante per il percorso umano e intellettuale di Aceves la cui storia trova ad Arezzo la propria consacrazione racconto affrescato da Piero della Francesca.

 

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